Dal clima al nostro modo di vivere e vestire: che cambiamento sia!

Parola d’ordine di questo millennio, che meglio di qualsiasi altra lo riassume: “CAMBIAMENTO”. Pensa a quanto è cambiata la tua vita negli ultimi 10/15 anni (se sei almeno over 30)?

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In Natura è un processo normale, tanto che la conservazione della massa dà il nome alla legge fisica per cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto cambia. Come dire: l’evoluzione è vita. Quindi niente paura: passare da uno stato, o un modo di essere, ad un altro non è qualcosa da temere di per sé.

Di certo noi, con la nostra routine, fatta di auto sempre ultimo modello, tv in ogni stanza della casa, abiti nuovi per ogni occasione, compagnia, viaggio o temperatura e chi più ne ha più ne metta, diamo un grande contributo a questa trasformazione materica. Che solo materica poi non è. A dirla tutta, proprio con il nostro stile di vita spogliamo il Pianeta di risorse essenziali per vivere in cambio di inquinamento di ogni forma. Le conseguenze? Quando va bene solo il blocco del traffico nei centri urbani, altrimenti disastri ambientali come da cronache recenti, per non parlare di allergie o patologie anche gravi da esposizione a materiali o lavorazioni nocivi. Si siamo dei veri geni, puoi dirlo forte!

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Ma cosa è andato storto in questo mutamento, in teoria naturale, che la risposta al nostro comportamento quotidiano è un cambiamento climatico deleterio per non dire punitivo? Si perché con le temperature raggiunte nelle ultime due estati sembrava di essere scesi all’inferno!

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Senza entrare in spiegazioni tecniche sul tema, facili da reperire se si desidera approfondirlo, diciamo solo che ci è scappata la frizione, e di brutto, nella direzione sbagliata. Ed è meglio correre ai ripari prima possibile, cioè correggerla, per non finire nel burrone che già si vede enorme davanti a noi.

Certo i cambi di rotta, come di abitudini, quasi mai sono lisci e lineari – deve essere per l’altra legge della fisica sull’inerzia – e uno sballottamento si sente sempre quando si cambia strada. Ma meglio uno scossone che un impatto violento, o no? Meglio non trovarsi sotto le bombe d’acqua degli ultimissimi anni. Meglio non essere nella traiettoria di un corso d’acqua che non riesce a contenere tanta pioggia dopo mesi secchi secchi.

La buona notizia è che una diversa via c’è. E una diversa Moda anche, visto che quello che indossiamo è parte della nostra vita di tutti i giorni. Sta nel ridimensionare i nostri consumi abituali, perché questi consumano le risorse terrestri e alimentano il degrado ambientale. In pratica, in tutto quello che dobbiamo fare è SPRECARE MENO:

  • ottimizzare quello che abbiamo – riparare o recuperarne il recuperabile, e usare fino alla fine le cose comprate prima di acquistarne di nuove. Oppure adattarle a un’altra funzione per non buttarle.
  • acquistare il necessario per evitare il superfluo che accumuliamo in casa – hai mai ritrovato in un cassetto o in fondo all’armadio un maglioncino o un paio di scarpe che nemmeno ricordavi più di avere? O girando la domanda: adoperi tutto quello che c’è in ogni anta della cucina, o del mobiletto del bagno, o nella “stanza di nessuno” senza poterne davvero fare a meno?
  • fare acquisti intelligenti: il mercato già offre soluzioni pensate per essere sostenibili sia per l’ambiente che per i consumatori che si vogliono bene.
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Anche se non ci si pensa, i rifiuti non spariscono magicamente solo perché non li vediamo più nel cassonetto. Vengono bruciati o trattati con l’ennesima metamorfosi che riduce la capacità dell’aria di essere respirabile. Succede questo quando il CO2 aumenta nell’atmosfera. E per stabilizzarne i valori in una certa zona viene limitato il traffico alle auto, che con le loro emissioni sono come delle mini fabbriche mobili.

Ecco perché è prioritario contrastare la folle pratica del fast fashion: produrre inutili tonnellate di capi, a basso costo per essere venduti a basso prezzo, e distruggerli quando restituiti o invenduti, con doppia produzione di CO2 che ci respiriamo tutta nell’aria, e contribuisce al riscaldamento globale.

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E’ così, tra l’altro, che viene distrutta anche la qualità, sia dei tessuti, materia prima del vestiario, che della competenza delle persone sfruttate per realizzare indumenti fatti per durare poco, e indurre ad acquistarne, quindi fabbricarne altri ancora. Un circolo vizioso che ci rende schiavi di uno stile di vita malato di un “consumismo” così esasperato ed esasperante che fatica a darci ancora delle soddisfazioni.

Per tornare a godere della Moda, irrinunciabile forma umana di esprimere chi siamo e come stiamo, il rinnovamento necessario è una bella inversione a U senza dimenticare le ultime conquiste sociali di cui il vestire è sempre primo testimone. Quello che abbiamo immaginato noi di SheSide sono degli abiti fatti per bene con stoffe confortevoli e di pregio, per dare gratificazione e valore a chi li abita. Capi in cui piacersi nel tempo più e più volte, come si faceva una volta, ma modellati e modellabili sulla liquidità del vivere contemporaneo tra mille attività e impegni.

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Quello che abbiamo iniziato ad attuare qui è un cambiamento che porti dolcemente ad una Moda buona che prenda il bello del passato e lo adatti al presente con un occhio di riguardo al futuro, soprattutto quello dei nostri figli. Qui puoi vedere come.

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