Alla richiesta di aiuto del Pianeta, la Moda SheSide risponde con una soluzione pensata a partire dal suo progetto, tanto che l’abito trasformabile da com-ponibile si fa sos-tenibile.
Il nostro eco-design recupera la sua visione green dal Bauhaus, movimento che dopo la seconda guerra mondiale sublimò il concetto del “less is more” nella produzione di mobili e componenti d’arredo dove utilità, comfort e armonia estetica si fondevano in pezzi di essenzialità unica. Ad oggi di inestimabile pregio, e valore.
La componibilità fu il principio cardine su sui si sviluppò quella storica corrente artistico-culturale. Facilitava la realizzazione degli oggetti e, nello stesso tempo, ne migliorava l’uso. Grazie alla loro scomposizione, e ricomposizione (tipo i lego), in moduli pronti di diversa misura si adattavano a vestire gli spazi abitativi in modo più facile, e personale, di quanto non lo fosse se ogni elemento fosse un blocco unico.
Perché dunque non applicare lo stesso metodo modulare nell’abbigliamento dove ogni capo si confeziona proprio unendo tutti componenti previsti dal modello?
Un abito a moduli diventa così godibile in più modi e più occasioni, togliendo o aggiungendone un pezzo. Come le maniche di una camicia, o la balza di un vestito che da midi, per il giorno, diventa lungo per la soirée.
Così nascono gli abiti trasformabili di SheSide, dalla parte delle donne e dalla parte dell’Ambiente che fanno stare meglio, per il risparmio di:
- tessuto, materia prima della Moda (acqua e altre risorse del Pianeta)
- spazio per contenerlo in casa
- soldi perché ne bastano meno, che sono meno da lavare e stirare
- tempo per gestirli (che è denaro – e cmq a lavare e stirare noi preferiamo altre attività
Creare abiti nuovi da ritagli e scarti di tessuto riduce lo spreco di stoffa. Ma per ottenere un capo ben fatto, con una resa estetica e una vestibilità ottimale, dalla combinazione di tessuti diversi, per pesantezza, spessore, di composizione di fibre, di reazione a lavaggi o stirature o anche solo di pattern, richiede conoscenze sartoriali e di materiali. Queste competenze della nuova Moda, trasformabile, nascono sotto il segno dell’upcycling: un recupero di saperi e risorse umane, oltre che di materiali, che eleva la qualità del prodotto finale. Lo rende spesso un pezzo unico, trasversale ai trend passeggeri, praticamente un classico del proprio guardaroba identitario. E ne allunga la durata per la gioia del nostro portafoglio.
L’eco fashion design di un abito trasformabile, proprio come nella progettazione di Yatch che in uno spazio limitatissimo deve essere confortevole come una vera e propria casa, non ottimizza solo materiali e processi. Rende più semplice la vita per chi ha bisogno di praticità ma non vuole rinunciare allo stile. Anzi al “proprio” stile, quello che meglio veste il proprio sentire in quel momento e in quel contesto. Poter cambiare look, con una zip a scomparsa o un abito reverse, è come una magia in un’epoca in cui il tempo è un lusso.
Non è forse altrettanto magico che sia proprio la trasformazione del nostro modo di vestire una soluzione al cambiamento ambientale in atto?
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